HYPNOS - Testo di Sabine Oberti

Per la sua seconda mostra è un curioso teatro quello in cui ci porta Fabio Santoro.

Come le ombre cinesi Pi Ying, l'artista proietta un'ombra sulla tela, quella di un uomo sveglio nell'accogliente atmosfera del silenzio notturno.

Tende lunghe e pesanti circondano la scena dove un personaggio sembra, alla luce della luna, domare la sua solitudine.

Una solitudine voluta, che ci immerge senza remore nel teatro della ricerca interiore, del pensiero.

Solitudine SUBITA di fronte ai disastri imposti dalla gente SENZA ANIMA , che è diventata il flagello della nostra vita quotidiana ai quattro angoli del pianeta.

La questione rimane aperta e Fabio Santoro ci conduce al riflesso del nostro stesso specchio, dove le menzogne e l'amnesia volontaria non hanno diritto di cittadinanza. E questo è ciò che interessa a Fabio Santoro: la ricerca dell'uomo per trovare risposte a ciò che egli è, per comprendere la dualità della sua fragilità e della sua forza.

Noi lo seguiamo nel suo girovagare in cui CI è facile identificarsi. Così l'uomo cerca l'equilibrio a immagine del funambolo che occupa lo spazio con la luna come esploratore. Giocando con degli sfondi dai colori freddi, come il blu o il viola, Fabio Santoro non si lascia imprigionare dall'ansia. Se Hypnos rimane guardiano della notte, la Luna, altra protagonista del teatro di Fabio Santoro, interpreta il suo ruolo di complice e quando scompare dalla tela, Hypnos la cerca, la sollecita. Se necessario con un telescopio. Quasi a sottolineare la necessità di forze opposte per condurre i propri pensieri: giorno/notte, luce/buio.

Il lavoro di Santoro è eminentemente autentico.

La sua veridicità si intreccia con quella dell'artista.

Egli ci invita a una riunione intima con sé stesso, un momento che offre a sé per ascoltarsi, capirsi e riorientarsi. Hypnos è una sollecitazione ad immergersi nel profondo di sé, per scoprire tutte le ricchezze che possediamo.

È anche, in questo periodo di sofferenza e stordimento emotivo associato a eventi pesanti, un appello alle risorse interiori di ognuno di noi per ACCOSTARSI meglio questo mondo così bello e fragile ed aiutarlo a risollevarsi dalla follia degli uomini.

Sabine Oberti